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La Rivoluzione Industriale Inglese

 

 


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La Rivoluzione Industriale Inglese

La rivoluzione industriale cominciò nella regione inglese delle Midlands e si sviluppò successivamente a tutto il Regno Unito, l'Europa continentale e gli Stati Uniti nel 19th secolo. Precedentemente alle innovazioni fatte ali motori a vapore da James Watt e da altri, si doveva fare affidamento alla forza naturale, prodotta dal vento o dai mulini o dalla forza animale o umana. 

L'abilità di tradurre la potenziale energia del vapore in forza meccanica, si concretizzò in un lento progresso. Subito dopo che il motore a vapore fu sviluppato, una locomotiva a vapore chiamata The Rocket fu inventata da George Stephenson  la prima nave a motore fu invece inventata da Roberto Fulton. Queste invenzioni e il fatto che le macchine non erano tassate come lo erano le persone, causò una serie di mobilitazioni sociali. Produzioni che richiedevano molta forza lavoro ora venivano eseguito dalle macchine. Molti persero  il loro lavoro in questo periodo.

Con le locomotive e le navi a motore , i prodotti potevano adesso essere trasferiti molto velocemente per i paesi e per gli oceani. Una delle questioni che hanno sempre destato l'interesse degli storici è il perché la Rivoluzione Industriale si è sviluppata in Europa e non da altre parti del mondo. Numerosi fattori sono stati suggeriti in merito, fattori che includono motivi economici ecologici, culturali e politici. Benjamin Elman per esempio sosteneva che la Cina si trovava in un suo particolarissimo equilibrio sociale, che permetteva ai metodi non industriali di essere sufficientemente efficienti da scoraggiare e prevenire l'uso di metodi industriali con grossi costi di capitale. Kenneth Pommeranz sosteneva che l'Europa e la Cina erano molto simili fino al 1700 e che la differenza cruciale che creò la Rivoluzione Industriale era il fatto che  le risorse minerarie si trovavano vicino ai centri manifatturieri , importando alle stesso tempo dalle americhe risorse come come cibo e legno. tutto questo permise all'Europa di espandersi economicamente come la Cina non poté fare. 

Il periodo di transizione verso l'industrializzazione non fu, come è comprensibile privo di traumi sociali.  Tutto il contesto a cui si era abituati cambiò forma. Le città si allargarono a dismisura per ospitare gli operai che si trasferivano dalle zone agricole per lavorare nelle fabbriche. Fu un periodo intenso di cambiamenti epocali. come è davvero difficile immaginare oggi.

La prima Rivoluzione industriale si verificò in Gran Bretagna alla fine del 18th secolo e modificò profondamente l’economia e la società. I cambiamenti più immediati furono quelli riguardanti la natura della produzione, ossia che cosa, come e dove si produce. La manodopera venne trasferita dalla produzione di materie prime a quella di manufatti e servizi. Le quantità prodotte aumentarono considerevolmente e l’efficienza tecnologica fece registrare progressi eccezionali, pur se fra grandi contraddizioni sociali. Dobbiamo a Thompson la più esauriente ricostruzione a noi pervenuta delle condizioni sociali che stavano caratterizzando la nuova classe proletaria. La crescita della produttività si ottenne in parte attraverso l’applicazione sistematica delle conoscenze scientifiche e tecniche ai processi produttivi. L’efficenza crebbe anche grazie al fatto che grandi agglomerati di fabbriche vennero concentrati all’interno di determinate aree. In questo modo la Rivoluzione industriale coinvolse anche i processi di urbanizzazione, ovvero il processo di migrazione della forza lavoro dalle comunità rurali a quelle urbane.

Il termine "rivoluzione industriale" venne coniato dal filosofo tedesco Karl Marx, ma per ragioni ideologiche venne bandito per decenni dai circoli accademici in tutta Europa. Come il termine stesso indica, si tratta di una rivoluzione, un cambiamento repentino dovuto all'accumularsi di elementi propizi. Tuttavia, storici come Rostow preferiscono parlare di "decollo", inteso come un processo che si autosostiene ed autogenera. Fondamentalmente, le definizioni di Rivoluzione industriale sono due: quella marxista prima analizzata e quella di Hobsbawm, che considera l'innovazione come la svolta verso l'alto di tutti gli indici economici. Ma il problema di maggior rilievo consiste nel capire perchè il fenomeno ebbe origine in Inghilterra proprio in quei anni.

I cambiamenti più importanti avvennero probabilmente all’interno dell’organizzazione del lavoro. Le piccole imprese si espansero e acquisirono nuove caratteristiche. Inoltre, la produzione si svolgeva all’interno delle fabbriche anziché a domicilio dei lavoratori o nei borghi rurali, come avveniva un tempo. Il lavoro diventava sempre più meccanizzato e specializzato. La produzione industriale dipese sempre più dalle possibilità di utilizzo intensivo del capitale, di impianti e attrezzature costruiti espressamente per aumentare l’efficienza. La familiarizzazione con gli strumenti e i macchinari utilizzati permetteva ai singoli lavoratori di produrre più di prima, e il vantaggio di acquisire esperienza di un particolare ruolo, strumento o attrezzatura incrementava la tendenza alla specializzazione.

L’aumento della specializzazione e l’applicazione del capitale alla produzione industriale determinarono la formazione della classe sociale dei capitalisti, che possedeva o controllava i mezzi di produzione.

La Gran Bretagna fu la culla della Rivoluzione industriale: dall’ultimo quarto del 18th secolo a tutto il 19th secolo Londra fu non a caso al centro di una complessa rete commerciale mondiale che diventò la base per il crescente mercato di esportazione associato ai processi di industrializzazione. L’esportazione fornì un fondamentale sbocco ai prodotti dell’industria tessile e di altre industrie, sbocco reso necessario dalla rapida espansione della produzione indotta dall’introduzione di nuove tecniche. I dati disponibili indicano un palese e forte accelerazione delle esportazioni britanniche a partire dal 1780. L’orientamento all’esportazione favorì ulteriormente la crescita dell’economia britannica in quanto i produttori inglesi potevano investire i ricavi delle esportazioni nell'importazione di materie prime utilizzate nei vari processi produttivi.

I tentativi di datare con precisione l’inizio della Rivoluzione industriale negli altri paesi sono controversi. Ciò nonostante, gli studiosi concordano sul fatto che la Rivoluzione industriale si verificò in Francia, Belgio, Olanda, Germania e Stati Uniti verso la metà del XIX secolo, in Svezia e Giappone verso la fine del secolo; in Russia e Canada subito dopo l’inizio del XX secolo; e in alcune zone dell’America latina, Medio Oriente, Asia centrale e meridionale e Africa, attorno o subito dopo la metà del XX secolo. In Italia, dove non si ebbe una vera Rivoluzione industriale, s’assistette a un fenomeno analogo ma di dimensioni molto minori verso la fine dell’Ottocento.

Ogni Rivoluzione industriale si è sviluppata secondo processi differenti in relazione al periodo e al paese in cui si è verificata. Agli inizi l’industria britannica non aveva concorrenti che utilizzassero gli stessi metodi ed esportassero su larga scala. Quando le altre nazioni avviarono il processo di industrializzazione dovettero confrontarsi con il vantaggio della Gran Bretagna, ma poterono d’altro canto imparare dal suo esempio. L’intervento dello stato per promuovere l’industrializzazione fu praticamente nullo nel caso britannico, ma fu invece considerevole in Germania, Russia, Giappone e in quasi tutte le altre nazioni industrializzatesi nel XX secolo.

Per definizione l’industrializzazione porta a una crescita del reddito pro capite, nonché a cambiamenti nella distribuzione del reddito, nelle condizioni di vita e di lavoro e nei rapporti sociali.

La Rivoluzione industriale all’inizio portò ovunque dapprima a fenomeni di disoccupazione favoriti sulla meccanizzazione dei processi produttivi, poi a una caduta del potere d’acquisto dei lavoratori e a un deterioramento delle loro condizioni di vita. Oggi tali problemi sono oggetto di ricerca e di ampi dibattiti.


 

 

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