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Economia in Gran Bretagna

La Gran Bretagna è uno dei centri finanziari e commerciali del mondo, ed è una delle quattro economie Europee che ha superato il trilione di dollari di prodotto interno lordo (Pil). Negli ultimi 25 anni i vari governi che si sono succeduti (ma specialmente quelli  della Thatcher ) hanno ridotto drasticamente la proprietà pubblica dell'industria e contenuto l'espandersi della spesa pubblica. L'agricoltura è sempre un importante fattore economico ed è intensiva ed efficiente, con una produzione del consumo nazionale del 60% prodotta da una forza lavoro del 1% del totale nazionale. Il Regno Unito ha grossi giacimenti di materie prime come carbone, gas naturale e riserve di petrolio nel mare del nord. La produzione di materie prime incide per il 10% del Pil, una delle percentuali più grandi nei paesi industrializzati. I servizi, ed in particolare quelli bancari, assicurativi, e di affari producono la parte più grande del Pil, mentre la produzione industriale continua a declinare.  La crescità del Pil tra il 2001 e il 2003 è stata una delle più forti a livello Europeo, e senza la crisi finanziaria mondiale creata dell'attacco alle Torri gemelle, dalla bolla della net economy e dalla forza della sterlina, questo sarebbe stato ancora più forte. 

L'economia sana è dimostrata anche dal fatto che il tasso di inflazione rimane bass, insieme anche al livello di disocupazione, tra i più bassi del mondo industrializzato al 3,2%. Una economia così forte ha reso difficile per il primo ministro Tony Blair spiegare ai Britannici i benefici di entrare a far parte dell'euro.  

I settori dell'economia sono divisi nel seguente modo

agricoltura: 1.4%
industria: 24.9%
servizi: 73.7% (2000)

Il 10% della classe medio-bassa  ha il  2.3% del Pil, il 10% della classe medio-alta ha il 27,7% del Pil (fonte 1995)

La Gran Bretagna è il paese di più antica industrializzazione; la cosiddetta rivoluzione industriale ebbe origine in Inghilterra alla fine del '700. Questo fatto, associato ai vastissimi possedimenti coloniali, fece della Gran Bretagna una delle massime potenze economiche mondiali. Lo smantellamento dell'Impero dagli anni Cinquanta ha certamente modificato l'assetto economico e finanziario del paese, che resta tuttavia uno dei principali operatori a livello mondiale. L'agricoltura occupa tradizionalmente una porzione piccolissima della popolazione (attualmente solo il 2%). Malgrado questo, il settore è ampiamente meccanizzato, tecnologicamente progredito, assistito dalle politiche governative e sufficiente a coprire più della metà del fabbisogno interno. Le colture principali sono il frumento, l'orzo (utilizzato nell'alimentazione del bestiame e per la produzione di birra) e l'avena. Altre colture sono quelle intensive della barbabietola da zucchero e di frutta, patate e luppolo. La recente novità è la produzione orticola e frutticola, in parte condotta in serre chiuse, per quanto insufficiente a coprire la crescente domanda interna. Poca rilevanza economica ha lo sfruttamento forestale, più tipico della Scozia; è stata comunque attuata da tempo un'attenta opera di rimboschimento. Importante l'allevamento, che sfrutta i prati e i pascoli molto ricchi del paese. Condotto con tecniche razionali e moderne, l'allevamento copre pressoché l'intera domanda di carne, formaggio, uova e latte. Prevalgono l'allevamento bovino e quello ovino (rinomata è la produzione di lana, particolarmente in Scozia). La pesca dà un contributo rilevante all'economia nazionale, per quanto la sua produzione in Europa sia superata da diversi altri paesi. Può tuttavia contare su una flotta ben attrezzata e su impianti portuali e industriali. Il carbone è stato storicamente alla base dello sviluppo economico britannico e rimane a tutt'oggi una delle principali risorse minerarie, fornendo una cospicua parte del fabbisogno energetico. Discreta la disponibilità di minerali di ferro, stagno, piombo e salgemma. Tuttavia la grande risorsa emergente è il petrolio, di cui si sono scoperti vari giacimenti nel mare del Nord (dal 1975). La concomitante presenza di ferro e carbone favorì nel secolo scorso la nascita dell'industria siderurgica, settore attualmente in crisi, la cui produzione è sensibilmente diminuita anche nell'ultimo decennio. Si producono ghisa e acciaio, nonché alluminio, stagno, zinco, magnesio, rame e piombo. Notevole impulso invece ha registrato l'industria petrolchimica. Sorta negli anni Cinquanta, dispone di un'imponente serie di raffinerie dislocate sulla costa. Numerosi oleodotti collegano le zone di raffinazione con i porti di arrivo del grezzo e con le aree di consumo. Anche l'industria chimica ha una lunga tradizione, a partire dai giacimenti di sale del Cheshire e del Lancashire. Numerosi sono gli impianti che producono acido solforico, fertilizzanti azotati, coloranti destinati all'industria tessile. Di recente sviluppo è il settore delle materie plastiche e delle resine sintetiche; importante anche l'industria dei pneumatici e dei prodotti farmaceutici. Per quanto riguarda la produzione di energia, una parte rilevante è di origine atomica (17%). Particolarmente vitali sono i settori delle costruzioni aeronautiche, dell'elettromeccanica, della meccanica di alta precisione e dell'elettronica, mentre l'industria automobilistica e quella cantieristica sono in notevole flessione rispetto al passato. Un altro settore che ha rivestito un ruolo fondamentale e che registra oggi un grave declino è quello tessile, anche se risulta pur sempre rinomata la produzione di filati e tessuti di cotone e di lana; notevole importanza rivestono anche le fibre artificiali e sintetiche. Tradizionale è anche la lavorazione della pelle e del cuoio e discreta la produzione del settore calzaturiero. L'industria alimentare si caratterizza per alcuni prodotti di alta qualità, spesso destinati prevalentemente al mercato interno. Prevalgono i birrifici, soprattutto in Inghilterra, le distillerie di whisky (soprattutto quello scozzese) e di gin, nonché industrie dolciarie e di lavorazione dello zucchero. Assai rinomata è la produzione di tabacchi (sigarette e sigari) e di antica tradizione è l'industria della ceramica, alla quale si è affiancata l'industria del vetro e del cristallo. Diffuse e famose sono anche le tipografie e le case editrici, dislocate soprattutto a Londra, Edimburgo e Oxford.



 


 

 

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