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La Questione Irlandese

Problema politico interno del Regno unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, indotto dai contrasti internazionali, religiosi e sociali con e nella popolazione dell'Irlanda. Benché affondi le radici nella storia dell'isola fin dalla conquista anglonormanna con Enrico II (XII secolo), se ne ebbe piena consapevolezza solo con l'esplosione dei sentimenti nazionalistici che si verificò in Irlanda nel clima suscitato in tutta Europa dall'avventura napoleonica. Varato il Catholic Relief Bill (1829), ci si rese conto che essa non era riducibile all'emancipazione dei cattolici, in quanto nell'isola si intrecciavano alla rigorosa fedeltà a Roma una forte volontà indipendentista e l'insofferenza sociale verso le condizioni di sudditanza e di miseria in cui venivano tenuti i fittavoli, da tempo espropriati da parte di una minoranza anglo-scozzese protestante immigrata negli ultimi due secoli e mezzo. Negli anni quaranta dell'Ottocento la causa irlandese cominciò a conquistare molti liberali non solo del continente ma anche britannici, commossi dalle sventure della carestia e dell'emigrazione che colpivano l'Irlanda. La durissima repressione del Sinn Fein da parte dei governi conservatori britannici negli anni sessanta non servì a bloccare la richiesta dello Home Rule (governo autonomo) presentata al parlamento dal deputato irlandese C.S. Parnell, che incise profondamente nel panorama politico britannico. Il primo ministro liberale W.E. Gladstone cercò di far approvare lo Home Rule nel 1886, ma, sconfitto, si dimise, sostituito dal conservatore antirlandese Salisbury. I liberali si scissero in gladstoniani e unionisti, ma neanche i successivi governi Gladstone e Rosebery (1892-1895) riuscirono a varare lo Home Rule, che venne concesso soltanto nel 1912 dal governo Asquith e ratificato dal parlamento nel 1960 sotto l'impellenza della guerra. Ormai erano gli irlandesi a non accontentarsi: il movimento indipendentista riprese nuovo vigore, anche col ricorso al terrorismo, soprattutto a motivo dell' Ulster, e non si sarebbe sopito nemmeno con la nascita della repubblica nel 1922 ( Ira). Tuttavia la virulenza della "questione irlandese" quale grave problema di politica interna britannica si venne attenuando e, per quanto grave, finì per essere circoscritta all'Ulster e ai rapporti internazionali tra Regno unito e Eire, divenendo una pesante eredità soprattutto per quest'ultimo. Nel quadro dei sommovimenti mondiali del Sessantotto, anche i cattolici dell'Irlanda del nord ripresero l'iniziativa indipendentista, caricata di forti tinte sociali, alla quale la Gran Bretagna rispose con un rincrudimento dell'occupazione e della repressione militari. L'Ira riprese nei decenni seguenti a scatenare attentati terroristici sanguinosi non solo contro obiettivi militari ma anche nelle città inglesi, compreso il centro di Londra, mentre il governo conservatore britannico continuava stancamente le trattative con l'Eire per una soluzione concordata alla ghettizzazione dei cattolici dell'Ulster; la maggioranza degli irlandesi disapprovava il terrorismo dell'Ira e ne temeva le ripercussioni sul territorio della repubblica. Nel 1994 lo Sinn Fein decise di avviare delle trattative con il governo britannico per la soluzione pacifica del conflitto, che si realizzò effettivamente nell'aprile 1998.

G. Petrillo

 

 

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